Portfolio – VAIA: IL MESSAGGERO

Articolo scritto dalla professoressa Raffaella Colombo

SDG 15: Proteggere, ripristinare e promuovere l’uso sostenibile degli ecosistemi terrestri, gestire in modo sostenibile le foreste, contrastare la desertificazione, arrestare e invertire il degrado dei suoli e fermare la perdita di biodiversità

29 ottobre 2018: si fa sera, poi notte, e in molte aree dolomitiche qualcuno sta avendo un assaggio dell’apocalisse. Le previsioni meteo annunciavano da giorni una situazione critica, pericolosa, ma più di 160.000 famiglie, attorniate dal fragore dei venti, impaurite dalle esplosioni degli alberi schiantati, mai si sarebbero immaginate la devastazione che li avrebbe accolti al mattino: il loro mondo non c’era più.

Nella classe quarta del Liceo Scientifico Sportivo ho scelto di presentare e raccontare la storia del Vaia perché è la storia di un legame spezzato, quello intimo che unisce la vita degli uomini di montagna ai loro boschi,  quello profondo e dato per scontato che connette tutti gli uomini alla natura.

La montagna nel meccanismo produttivo antropico della società moderna è una pietra d’inciampo: è fastidiosa perché in questi territori obliqui e verticali il paradigma della crescita infinita si rivela difficilmente sostenibile. La montagna mette in evidenza il limite al quale i montanari si sono adattati da tempo, mentre le città sono preda di una pericolosa illusione di onnipotenza. Dopo quella data le comunità montane hanno cercato di dare il meglio di sé, malgrado ciò ovunque le ferite appaiono ancora profonde. 

Ai ragazzi ho chiesto di documentarsi su alcune iniziative intraprese dalle realtà locali – Comuni, Province, associazioni, aziende –  per valorizzare le aree più colpite, quelle in cui le risorse del turismo e del legno hanno subito i danni più consistenti: in piccoli gruppi di lavoro, hanno individuato vari progetti che parlano di determinazione e di ottimismo e che lascio ai loro racconti

  • La Casa Armonica della Val Visdende: ”Questo lavoro ci ha permesso di capire l’importanza della determinazione e della speranza anche in situazioni difficilissime”.
  • Il Consorzio WOW NATURE: “Ci ha colpito vedere come a distanza di anni l’impegno per il rimboschimento sia forte e concreto e che abbia coinvolto molte aree in altre parti del mondo”.
  • La Filiera Solidale: “Ci è piaciuto sapere che la vendita di oggetti di uso quotidiano, ricavati dai tronchi abbattuti, abbia consentito di accantonare fondi per riqualificare il paesaggio”.
  • La Foresta della Musica: “La collaborazione tra Federforeste e la Scuola Stradivari di Cremona ha permesso di dare nuova vita agli abeti rossi per realizzare strumenti ad arco pregiatissimi: in questo modo, la famosa Foresta dei Violini continua a suonare”.
  • Il legno della Val di Fiemme per il Teatro della Triennale di Milano: “La particolare risonanza delle fibre di questi abeti rossi è impareggiabile nella diffusione dei suoni: il legno non solo è stato riutilizzato ma nel teatro ha trovato la massima espressione di sé. Mi piace vedere come molte persone tengono all’ambiente: spero che un giorno io possa essere una di queste, compiendo opere utili a cambiare il mondo in cui viviamo rendendolo una sorta di paradiso terrestre: seppure questa sembra un’idea utopica, ritengo degno di porre su di esse le mie speranze”(Claudio Ferraris)

Una di queste ricerche, WOW NATURE, ha poi ispirato gli studenti “a passare all’azione” acquistando un albero attraverso un torneo botanico-letterario, ideato da alcuni di loro con la mia supervisione: superati gli ottavi, i quarti, la semifinale e la finalissima i voti dei ragazzi, validati solo a seguito di risposte corrette a domande di letteratura, hanno portato alla scelta di un castagno che sarà prossimamente piantumato nello spazio della Spina Verde.

Alla fine il dubbio è rimasto: quanto è delicato il nostro ecosistema? quanto percepiamo i rischi che corriamo? Per spiegarlo abbiamo usato la metafora della ninfea: la delicatezza di un fiore invita a curare più attentamente questa bellissima e fragile terra.

Si racconta che il fiore amato da Monet, la ninfea, abbia la particolarità di raddoppiare quotidianamente le proprie dimensioni, di modo che il giorno che precede la copertura dell’intera superficie dello stagno, la metà ne resta ancora scoperta, per cui quasi nessuno, alla vista di tanto spazio libero, è portato intimamente a credere all’imminenza della catastrofe.

#CasnatiforESD #wearecasnati