Articolo scritto dalla professoressa Giuliana Roda
Cos’è il teatro?
Gli antichi Greci ci hanno consegnato una tecnica sacra per la gestione sociale delle emozioni, individuali e collettive, da riconoscere, esprimere, regolare per il bene della
polis; per me, quando guido un gruppo o preparo una rappresentazione, è sempre un viaggio nel caos interiore alla scoperta di sé, un allineamento armonico progressivo tra i componenti del gruppo da offrire in donoa se stessi e agli spettatori.
Il teatro a scuola è niente voti, niente banchi, niente computer, un’ora alla settimana dentro le solide mura di orari e scadenze; così escono le contraddizioni e i limiti, crollano le certezze dei ruoli e delle postazioni, ci si ritrova nudi come le maschere di Pirandello, il copione (da scrivere o rappresentare) è solo un pretesto: non si tratta di imparare a memoria battute, è il momento di stare nell’imprevisto, nell’imbarazzo, nella paura senza farsene schiacciare, di sperimentare il qui e ora.
Il percorso è accidentato e imprevedibile perché non si sa a priori cosa ognuno trarrà dalla propria anima per portarlo in scena; è scoprire poco a poco che si crea e si cresce
soprattutto nel silenzio, nell’autenticità dei gesti e delle intenzioni, nell’ascolto dell’altro, non nella rigidità di personaggi stereotipati che sanno le battute a memoria.
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Ogni anno viene scelto un tema e un contesto per sviluppare la storia che viene rappresentata in Aula Magna, riempiendo la platea spettatrice di studenti.
Lo scorso anno scolastico, l’amore nell’Iliade (nella foto).
Quest’anno, bimillenario pliniano, abbiamo ambientato la rappresentazione a Pompei nel giorno dell’eruzione del Vesuvio in cui anche Plinio il Vecchio perse la vita.
Il banchiere Caecilius con la moglie Metella, ostentando lusso e ricchezza, abbandonano il tempio di Iside al sopraggiungere di alcuni attori che mettono in scena l’Aulularia di Plauto, ma nel bel mezzo della commedia il Vesuvio erutta e stermina tutti. Iside denuncia con echi pliniani la fragilità dell’uomo e la sua vacua e rapace arroganza e ricorda che DEUS EST MORTALI IUVARE MORTALEM.
Oltre a trattare il tema del rapporto uomo- natura declinato nella Naturalis Historia con note di straordinaria attualità, il nostro obiettivo quest’anno è stato ANDARE IN SCENA PER NOI STESSI, come in un mandala costruito con pazienza e determinazione. Tra furori, frustrazioni, parole inutili, falsi drammi, autentiche paure è arrivato il momento
adrenalico e aggregante in cui tutti sentono che si deve andare in scena. Adesso. E ci devono essere tutti.
Così abbiamo sperimentato la magia e la forza di riconoscere che concentrarsi e aiutarsi giova: è il mondo fuori che ti urla e che ti preme, è il mondo dentro incerto se esplodere o fuggire, ma qualcuno ti tende una mano e, accettando la tua umanità, scopre la sua e accresce quella di tutti. Con la certezza che ogni volta devi ricominciare da capo se ti dimentichi di ritornare dentro di te ad ascoltare ciò che hai imparato.
Seguono pensieri condivisi da alcuni Studenti-attori:
“Penso che questa esperienza sia stata molto interessante. E’stata un processo di crescita personale che potremmo definire “fuori dal comune”, diversa dalle solite lezioni e attività
che si fanno a scuola. Penso che l’insegnamento più importante che mi ha lasciato il teatro sia stato imparare a controllare le emozioni e il lavoro di squadra. Per riuscire a
creare uno spettacolo bisogna aiutarsi a vicenda, per esempio a imparare le battute, stare in silenzio quando qualcuno è in scena, aiutarsi con i costumi, le musiche, ecc. Pure gli
aspetti che ci sembrano banali diventano in realtà importanti. Il controllo delle emozioni è fondamentale: è normale andare in ansia, ridere, dimenticare le battute. Per questo riconoscere, accettare ciò che si ha dentro aiuta a non andare in ansia quando succedono gli imprevisti a essere tranquillo anche fuori scena.”“Non credo che mi ricapiterà un’altra volta di salire sul palco per rappresentare un’opera teatrale. Per me è stato più importante il viaggio rispetto alla meta finale perché sono riuscito a comprendere alcune dinamiche del teatro e a conoscere meglio i miei compagni di classe, ma soprattutto me stesso. Durante alcune lezioni è stato difficile concentrarsi,
ma a volte siamo stati davvero bravi a collaborare. Il giorno della rappresentazione non ero nervoso perché avevamo provato tante volte le scene ed ero sicuro che sarebbe andato
bene, e così è stato. Sono soddisfatto di me stesso perché un anno fa mi sarei sentito in imbarazzo.”“Durante la mia esperienza teatrale ho provato diverse emozioni contrastanti che mi hanno aiutata a comprendere meglio la persona che sono.”
“Questo lavoro teatrale mi ha portato tanti pensieri in testa. Il mio primo approccio era sfiduciato e statico, anche svogliato; ma con il passare del tempo ho cominciato a capire che poteva essere qualcosa di bello da ricordare, un ricordo gioiso con la mia classe. Ci tengo anche ad aggiungere che questa rappresentazione mi ha permesso di affrontare alcune mie difficoltà, come parlare davanti alla gente, espormi, che sin da piccola sono stati il mio tallone d’Achille. Poerterò un bel ricordo gioiso, ma anche un insegnamento.”
#CasnatiforESD #wearecasnati